Sono veramente pericolosi i Social Network? Sono davvero la rovina di una società, come afferma il premier turco Erdogan? In effetti lo sono se si guardano sotto certi punti di vista e se vengono usati male. Ma anche i medici e le medicine possono essere pericolosi, anche uscire in strada può essere pericoloso, anche “sparlare” in pubblica piazza può essere pericoloso.
Escludendo i raggiri, gli adescamenti e quant’altro che sappiamo bene essere decisamente pericolosi, a livello di “idee”, di fomentazione al dissenso, la vera pericolosità dei Social Network è data dal fatto che non si tiene conto che si è proprio come in una pubblica piazza, dove ognuno scrive quello che vuole, praticamente senza alcun controllo, mentre bisognerebbe tenere conto di ciò che si afferma, di quello che si fa, a chi ci si rivolge. Se è vero che le cose scritte si possono cancellare per provare a rimediare ad un errore, è altrettanto vero che i Social conservano una cronologia di tutto ciò che avviene. Ma non solo. Chiunque, dal proprio pc, può fare un capture screen e conservare una ingiuria, un’offesa, una diffamazione, una minaccia ricevuta. Ci sono le Leggi che vanno rispettate, regolamenti, ma anche le regole non scritte del buon senso e dell’opportunità, quelle dell’etica e della morale, e così via. Insomma, la libertà di espressione non è -come molti possono averla interpretata- un “passaporto” che consente di dire impunemente tutto ciò che si vuole e nel modo in cui si vuole.
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Chiunque riesce ad aprire un profilo falso, con nome diverso, senza foto o con foto falsa, sentendosi di fatto ancora più “sicuro” di poter dire e fare ciò che vuole impunemente. Ovviamente non è così, perché attraverso gli indirizzi IP e tanti mezzi sofisticati in dotazione della Polizia Postale, si riesce comunque, alla fine, a risalire alla persona, ma nascondersi dietro l’anonimato (o falso profilo) fa diventare leoni anche i conigli. Il problema è che tutto ciò che viene pubblicato in modo diffamatorio e violento, viene fatto rimbalzare più e più volte da altri utenti con le stesse intenzioni o solo per la semplice voglia di protestare, e questo, alla fine, provoca tensione sociale, non solo sul web. E soprattutto quando si tratta di notizie false pubblicate in modi e con toni che le fanno sembrare assolutamente vere.
Posto che si stia affermando un’opinione e non falsando una verità, la stessa cosa si può dire in mille modi, senza offendere nessuno e senza commettere reati, senza istigare alla violenza pur contestando con decisione ciò che non si ritiene giusto. Si tratta solo di imparare a scrivere, di controllare l’impulso dettato dalla rabbia e l’irrefrenabile voglia di schiacciare “pubblica”, “condividi”, “mi piace”… Riflettere è sempre cosa buona, in tutte le cose.
Detto questo, è ovvio che non condivido affatto la decisione di Erdogan di chiudere Twitter, ci mancherebbe altro! E per le motivazioni che si sospettano, poi! La mia è solo una riflessione sul fatto che se si trovasse il modo di evitare l’anonimato da parte dei Social, se si imparasse ad utilizzare comportamenti consoni ad un Social, se lo si utilizzasse per provare a crescere e non solo per passarci il tempo, probabilmente avrebbero anche più efficacia i tentativi di cambiare le cose nel nostro Paese. Tutto qui.