Ho avuto il piacere di conoscere, nei primi giorni di marzo, S.E. Mons. Rubens Oscar Frassia, Vescovo in Buenos Aires, in quell’Argentina che oggi vive la gioia di essere la terra del nuovo Papa. Un incontro relativamente breve durato non oltre quattro ore, ma che mi ha permesso di scoprire un altro modo di essere Vescovo.
Abituato da sempre a figure autorevoli negli atteggiamenti e nel modo di porsi con la gente o con gli stessi sacerdoti, nel trovarmi a dialogare con lui e vederlo così “umano”, così lontano dalle logiche dell’apparire e del “potere” ostentato, ad essere persino servito a tavola da lui, come se fossi io insieme agli altri commensali “il personaggio”, mi ha decisamente “spiazzato”.
Più snocciolavamo discorsi, più ci “raccontavamo”, più veniva fuori un’immagine molto distante da quelle che avevo sempre avuto. L’immagine di un sacerdote impegnato in una Diocesi vastissima, con pochi “pastori” per le sue “pecore”, che viveva il suo apostolato in modo semplice, come un buon parroco di paese e non come un Vescovo di una Diocesi metropolitana.
Non è bello fare paragoni, ma è stato inevitabile pensare a “binario doppio”, con le immagini di tanti vescovi conosciuti negli anni, sempre “distanti”, sempre molto “formali”, e quella di quell’uomo con il quale stavo dialogando. Quell’uomo a cui raccontavo di mio padre e che mi raccontava di suo padre, che mi parlava dei suoi poveri e che mi invitava a continuare a credere che le cose cambieranno, che verranno tempi migliori… che mi invitava ad andare in Argentina a trovarlo, a vedere dove e come viveva lui. Un uomo appena conosciuto, ma che ha immediatamente dato vita ad un’amicizia alla pari, da persona a persona, senza passare attraverso la sua figura di Vescovo.
Oggi che ci ripenso, soprattutto alla luce del modo di essere dell’altro prelato italo-argentino che sempre più spesso entra piacevolmente nei miei pensieri -Papa Francesco- non posso fare a meno di notare come ci siano persone che dall’alto del loro trono camminano con il passo felpato leggermente “indietro” rispetto al mondo, e persone che -pur non sedendo su alcun trono- camminano a dieci centimetri da terra e a tanti metri di distanza per non sentirsi “contaminati” dalla “plebe”.
Ciò che ha reso veramente “grandi” gli uomini che hanno scritto la storia in modo indelebile conquistando persino il cuore dei nemici, è sempre stata la grande umiltà che ne ha caratterizzato la loro vita. E proprio come diceva il Papa in un’omelia, in questo vescovo “pastore” ho percepito l’odore delle sue “pecore” a cui è evidente che lui si mescola ogni giorno del suo apostolato.
Chissà, magari il buon esempio di un grande Papa quale sembra essere ogni giorno di più Papa Francesco, quello del Vescovo Frassia e di tutti gli uomini di Chiesa che vivono con umiltà e semplicità gli insegnamenti di Cristo, potrà consentire un cambiamento epocale a questa Chiesa che troppo spesso si è lasciata offuscare dal potere, dal denaro e dal peccato. E perché no? Magari potranno essere di impulso positivo e di grande esempio anche al di fuori della Chiesa, per i vari Governi del mondo intero che troppo spesso -quasi sempre, invero- antepongono se stessi al benessere del Popolo che rappresentano.
E allora l’augurio è che questa Pasqua ormai alle porte possa essere motivo di vera “risurrezione” per tutti, ciascuno risorgendo a nuova vita per meglio adempiere a tutti i compiti cui è chiamato giorno per giorno.
S.E. Rubens Oscar Frassia, “pastore” come chiede il Papa.
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