Si susseguono nel tempo i dibattiti, i convegni, i proclami, gli “sbandieramenti” di una parvenza di attenzione verso la disabilità, salvo poi “dimenticarsi” proprio dei disabili. Per quanto si possano tessere le lodi di se stessi e di un modo di essere che -evidentemente- non è quello professato, la realtà è che non si è nemmeno capaci di far rispettare il semplice parcheggio riservato ai disabili. Altro che “attenzione” verso il sociale!
Il rispetto di un posto riservato è un segno di civiltà. Far rispettare il divieto di sosta alle cosiddette “persone normali” in quei pochi, se non rari, spazi riservati ai disabili è un dovere. Un dovere che prevede il controllo, innanzitutto, ed eventualmente le multe per chi non rispetta i divieti. Un dovere che non deve essere “esibito” solo quando qualcuno si prende la briga di andare a protestare o a denunciare una violazione del Codice della Strada, ma che deve essere una “divisa” morale, prima ancora che di stoffa, indossata costantemente, oltre che essere una “forma mentis” di chi amministra e di chi governa.
La prima attenzione che si dovrebbe rivolgere a chi si ritrova ad essere incolpevolmente in uno “status” di disabilità, è quella di non inveire complicando ulteriormente la sua vita e, semmai, sforzandosi quanto più possibile per agevolargliela. E mi riferisco ai posti macchina, ai parcheggi, ai marciapiedi transitabili per le carrozzine e -cosa forse più assurda da dover annoverare- al passaggio per poter entrare ed uscire dalla propria abitazione.
Si, è una questione di civiltà, di rispetto, di immedesimazione, se non altro.
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Alle porte di una Campagna Elettorale che si prevede “con il sale e con il pepe”, mi auguro che il settore del sociale -ad ogni livello- venga lasciato fuori dall’elenco delle “cose fatte”, proprio per rispetto verso coloro che il disagio di mancate ed errate politiche sociali lo hanno subìto e, magari silenziosamente, sopportato. E allo stesso modo -perché sempre di “sociale” si tratta- che si abbia rispetto per quelle zone lasciate abbandonate a loro stesse nel degrado e nella solitudine, prive di illuminazione, con odori nauseabondi di liquami fognari a cielo aperto, strutture fatiscenti e strade ridotte ad un colabrodo. Si taccia e si porgano, semmai, le dovute scuse. Fare ammenda è meglio che tentare di arrampicarsi sugli specchi.
Ma anche nella parte propositiva, sia gli amministratori uscenti, sia coloro che aspirano a diventare tali, che evitino di “promettere” ciò che sarà impossibile mantenere, che non illudano persone disperate con il solo scopo di accaparrarsi il loro voto, che non si concorra per se stessi e per i propri tornaconti, ma per il bene comune.
E a chi sarà protagonista solo da elettore, vorrei suggerire di non lasciarsi abbindolare da nessuno: la bacchetta magica non esiste, così come non esistono posti di lavoro che compaiono -proprio come i funghi- in un periodo troppo ravvicinato al “voto”, che sia per le Amministrative o per le Politiche, e così come non esistono i guadagni facili frutto di attività lecite.
E per tornare al discorso iniziale, impariamo a rispettare quelle strisce di colore giallo con al centro il simbolo dei disabili: non sono parcheggi per i furbi.