La voglia di “rivoluzione”, di “cambiamento” è tanta, quasi esasperante. Ma non parlo di lotta di piazza, quella non la condivido e l’ho detto più volte, poiché non siamo capaci di fare quella pacifica e ritengo che non ci siano -ancor di più- le capacità per una sommossa popolare (ne verrebbe fuori una guerra civile che devasterebbe il Paese).
No, l’Italia e gli italiani meritano di più di questo. L’Italia non merita di vedere i suoi figli presi a manganellate dalla Polizia, ma non merita neppure che si vada in piazza preparati e predisposti allo scontro. L’Italia merita che si possa marciare insieme pacificamente, destra e sinistra, manifestanti e Forze dell’Ordine, senza il timore che ci sia anche una sola persona a turbare con la violenza ciò che è un sacrosanto diritto. Ma i toni sono troppo alti, la tensione si tocca con le mani e la fragilità -che spesso è la logica conseguenza della disperazione- è ormai una dominante della quale non si può non tenere conto, per questo io non auspico e non condivido “la piazza”. L’avrò detto e ridetto in mille modi: la rivoluzione dobbiamo farla prima nelle urne spazzando via il “vecchio” e introducendo il “nuovo”, ciò che sia “diverso” da quello che abbiamo “ininterrottamente” da oltre cinquant’anni.
Un solo timore mi sta passando per la mente, e non è di poco conto -purtroppo-: saranno in grado, le “nuove leve”, di governare l’Italia? Avranno la capacità di tenere testa ai vecchi “volponi” della politica che si ritroveranno di fronte, in Italia stessa e all’estero?
Fino ad ora in Europa, anziché “far paura”, abbiamo solo fatto ridere e ci siamo lasciati intimorire; fino ad ora, invece che “dettare” condizioni, ci siamo lasciati fortemente condizionare; fino ad ora, anziché far “temere” all’Europa una nostra uscita, l’abbiamo quasi invogliata a chiedercela. L’Italia deve riappropriarsi di un ruolo fondamentale che appartiene ai Paesi fondatori e -soprattutto- a quelli più forti: non si può essere un Paese dal quale viene importata “l’eccellenza” e non contare assolutamente nulla. La Germania e la Francia sono economicamente forti, ma se da noi le cose “interne” cambiassero e cominciassero a funzionare come si deve, se la politica la smettesse di “sprecare” e cominciasse ad investire e a credere davvero che possiamo diventare “grandi”, saremmo al loro pari e forse anche di più. Un Paese geograficamente piccolo come il nostro, ma ricco di eccellenze in ogni campo, dall’agricoltura al tessile, dall’industria all’informatica e alla ricerca, per concludere con le bellezze paesaggistiche e storico-culturali, potrebbe sovrastare qualunque altro Stato senza grossi sforzi.
Ma il mio timore, dicevo, è sulle reali capacità politiche delle “nuove leve”, di chi si sta presentando attraverso Convegni e pseudo comizi, ma che nella sostanza non stanno mostrando reale “capacità”. Non tutti, ma tanti di quelli che ho sentito parlare non mi hanno fatto una buona impressione.
Il mio invito ai nascenti Movimenti e piccoli Partiti (ma anche ai vecchi che difficilmente andranno a casa) è di fare buone scelte, morali e tecniche, per evitare altri “ladri” e altri “incompetenti”: abbiamo bisogno di essere orgogliosi di chi ci rappresenta.
Per favore: dateci candidati capaci e onesti da poter votare!
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > Per favore: dateci candidati capaci e onesti da poter votare!