“Nessuno è indispensabile, ciascuno è necessario”.

Improntare la propria vita o la propria partecipazione alla vita sociale e politica del  Paese sulla convinzione di essere “indispensabili” è un macroscopico errore commesso dalla stragrande maggioranza dei personaggi che hanno accompagnato l’Italia dalla nascita della Repubblica. Tolti coloro che sono passati a miglior vita o che “incidenti” giudiziari hanno reso “innocui” -almeno nella “gestione” diretta della Politica-, i restanti sono ancora tutti lì, dal loro primo insediamento senza alcuna sosta, quasi da considerare “instancabili lavoratori” dediti con forte impegno a svolgere il ruolo per il quale sono stati “chiamati”. Ovviamente, se non fosse per il fatto che non sono stati “chiamati” -non dal Popolo, almeno- e che il loro “attaccamento” è indiscutibilmente “alla poltrona” e non al senso del dovere verso la Nazione e verso il Popolo.
Si, sembrano frasi fatte, naturalmente, frasi “trite e ritrite” in tutte le salse, ma sempre con la stessa conclusione a doppio canale: “loro” vogliono restare a tutti i costi, mentre la gente onesta è talmente stanca e schifata di questo modo di fare politica da rinunciare al più sacrosanto dei diritti e perciò non va a votare (in Sicilia il 53% alle ultime consultazioni).
Certamente, al di là delle affermazioni pubbliche di preoccupazione per questo “disinnamoramento” verso la politica, e dell’invito a riavvicinarsi ad essa, è indiscutibile che per i “vecchi volponi” -ma anche per i più recenti- il “non voto” è quasi da considerarsi “un’assicurazione” per il prosieguo della loro carriera politica, poiché ciascuno di essi ha il proprio “esercito” di seguaci appresso, piccolo o grande che sia. Sarebbe un’amara sorpresa per i “residenti” nel Palazzo se il Viminale comunicasse un’affluenza al voto vicina al 100%, poiché già solo questo dato farebbe tremare e traballare non poche “poltrone”.
Nulla è più deprimente che ascoltare i loro discorsi, sempre uguali, sempre noiosamente ripetitivi, soprattutto quando arrivano all’affermazione “è arrivato il momento di…”! Ma come? Solo adesso “è arrivato il momento di” agire contro la mafia, contro l’evasione fiscale, contro la corruzione, contro il debito pubblico alle stelle, e via discorrendo? E prima? Cosa facevano prima, soprattutto dopo ogni volta che hanno pronunciato questa stessa frase che ormai sa di vecchio e decrepito come i loro nomi e i loro volti?
La “semina” delle illusioni non potrà mai portare risultati reali se non quello del fallimento, dell’inefficienza, del degrado culturale, economico e sociale. Questa frase che ho citato, e che appare in ogni discorso che ascoltiamo da anni dai vari politici, è l’emblema del fallimento di una Classe Politica e Dirigente che dimostra con poche parole di non essere stata capace di fare passi in avanti, di migliorarsi e di migliorare la vita degli Italiani.
Nessuno è indispensabile (di loro), ma ciascuno è necessario (di noi) per cambiare davvero le cose, per far si che i nostri figli, domani, possano leggere sui libri di storia che i loro padri hanno garantito per loro un possibile futuro non sottraendosi al loro dovere, oltre che esercitando un proprio diritto.

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2 comments

  • Hello, guest
  • si forse è proprio così , con l’astensionismo non facciamo che riconfermare la classe politica esistente , forse è arrivato il momento di prendere una posizione e spazzare via tutto il marcio che circonda .

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      E’ proprio questo che volevo dire, caro Mimmo. Lo hai scritto anche tu “è arrivato il momento di…”, quasi come se prima non lo fosse stato. “loro” ci hanno abituati a questa frase illudendoci ogni volta che l’hanno pronunciata: adesso dobbiamo pronunciarla noi, ma senza indugi e senza alcun ripensamento. Dobbiamo entrare nelle urne convinti che l’andare a votare sia il nostro diritto più inviolabile perchè indice di libertà, oltre che di civiltà, e il nostro dovere più sacrosanto nei confronti della società di cui facciamo parte e di quella futura dei nostri figli. L’augurio è che non sia, anche per noi, una frase fatta, ma il suono “dell’adunata” per iniziare la nostra riscossa, la nostra rinascita.