Puntualmente, in occasione di tornate elettorali -e soprattutto se Regionali o Politiche-, comincia il “balletto” delle manifestazioni con la partecipazione di “politici e politicanti” di tutti gli schieramenti. Si interviene per le tematiche più svariate, da quelle più futili a quelle più drammatiche del territorio sul quale si intendono racimolare voti, ma -e questo è ancor più deleterio- lo fanno soprattutto perché molto spesso trovano referenti pronti a spendersi per interessi personali, e Cittadini esasperati che si aggrappano a qualsiasi promessa di interessamento pur di non smettere di credere che ancora ci siano i margini per risolvere il loro problema.
In verità, molto spesso fanno più “rumore” i passi che si muovono silenziosamente con gli stessi intenti, che non i “polveroni” sollevati al solo scopo di trovare visibilità nell’opinione pubblica. Per questo c’è chi ritiene più serio andare incontro al “problema” nelle sedi deputate per capire se ci sono margini reali per una auspicata soluzione o se occorra mettersi l’anima in pace per non alimentare false speranze in chi il “problema” lo vive in prima persona.
Personalmente ogni giorno tocco con mano il dramma della disperazione di chi non sa più cosa lo aspetta dietro l’angolo, quale ulteriore macigno possa cadergli addosso, ma non cedo mai alla tentazione di regalare un’illusione che cadrebbe in frantumi inesorabilmente. Non è facile dire “no” quando il cuore vorrebbe gridare “si” a squarcia gola, ma le bugie farebbero più male della verità, ed io preferisco dire la verità, ecco perchè provo solo ad alleviare, in qualche modo, la tensione del momento, suggerendo la soluzione più accettabile per risolvere il problema. Lo faccio quasi sempre senza presentarmi. Non mi importa che sappiano chi li sta aiutando, ciò che conta è aiutarli. Lo so, sono punti di vista, ma non mi interessa di comparire in una foto o di vedere il mio nome scritto su un articolo di giornale: ciò che conta è asciugare le lacrime di chi si sente mortificato del dover chiedere aiuto e provare a regalargli un sorriso.
Meglio un vero “no”, oppure un falso “si”?
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