Lettera non pubblicata dal quotidiano a cui era indirizzata.

Lettera aperta alle Istituzioni presenti alla consegna del “Pacchero d’argento” nella mia città lo scorso anno, il 23 Agosto 2011.

Ho seguito con molta attenzione ciascun intervento delle personalità sedute su quel palchetto nel chiostro domenicano del Municipio. Ogni singola parola, ogni concetto da voi espresso non poteva non essere condiviso dalle persone oneste, sarebbe stato come dichiarare di appartenere all’altro lato della barricata, perciò voglio parlare di ciò che non avete detto.

Il dramma che passa inosservato a voi Politici e, spesso anche alle Forze dell’Ordine, ai Magistrati e ai Giornalisti, è che le persone oneste stanno vivendo un momento (un lungo momento) di tale disagio economico e sociale che le rende vulnerabili al doppio filo dell’illegalità:quello di cedere alle pressioni della malavita (usura, estorsioni, rapine, furti, ecc…) fino alla necessità di compiere azioni illecite per sopravvivere, per provvedere al fabbisogno minimo di sopravvivenza delle proprie famiglie.

Un tempo il lavoro nero era il modo per “arrotondare” lo stipendio e potersi concedere lussi e benessere maggiori, oggi sta diventando uno dei modi (però illeciti) per portare a casa un pezzo di pane.
Le piccole illegalità, le piccole azioni “poco pulite”, spesso sono le uniche fonti di approvvigionamento per i frigoriferi vuoti di tante famiglie. Chi ha più coraggio di mettere in evidenza il proprio disagio ricorre alle Istituzioni, ai Servizi Sociali che in qualche modo aiutano, alle Parrocchie, alla Caritas… ma chi non ha questo coraggio, chi è visto all’apparenza come una persona che “sta bene” solo perchè continua a camminare con la testa alta e la schiena diritta (e aggiungerei anche con orgoglio spesso non positivo), per citare le parole dell’illustre giornalista presente, non riesce a fare ricorso a questa forma di sussidio e cosa fa? Oggi non cede a nessuna tentazione, domani si lega all’inferriata della finestra (quasi come Ulisse) per non cedere al “peccato”, ma dopodomani? Quando non ci sono i soldi per comprare il pane e i figli hanno fame, quando, ancor più grave, non ci sono i soldi per andare in farmacia a comprare le medicine e i figli sono malati, cosa faranno quelle persone oneste?
Certamente, se qualcuno di voi sta leggendo queste righe avrà fatto qualche smorfia di disapprovazione, se non addirittura di commiserazione, perché può sembrare esagerato, ma se solo provaste a scendere da quel palchetto ed entraste nei negozi, soprattutto quelli dei Centri Storici, magari restandoci per una giornata intera ad osservare, vi accorgereste che l’unica persona che entra quotidianamente è il postino che porta bollette da pagare, notifiche di atti ingiuntivi, lettere “minatorie” di società di recupero credito… E i clienti? Quelli dove sono? E se pure ne entra qualcuno e ti spende uno, due euro, a fine giornata, cosa si andrà a comprare con quegli spiccioli? O quale bolletta potrebbe esserci pagata se quasi non bastano a pagare la tassa postale per il bollettino? Dove sono le Istituzioni? O forse si pensa che la tutela dell’onestà venga fatta con quel documento chiamato Durc (così mi sembra che si scriva) attestante che un’Azienda è sana e può, quindi, eseguire lavori ed essere poi pagata? Non so se la mia stima sia esatta perchè la faccio così, a naso, ma credo che il 90% delle Aziende oneste oggi non sia in regola con questo documento, ma a nessuno importa per quale motivo non lo sia.

Quanta gente, oggi, sta scegliendo di suicidarsi perché non riesce ad andare avanti? Razionalmente non condivido la scelta, ma può essere biasimata una persona rimasta vittima del sistema, oltre che della sua fragilità? Non hanno colpa, forse, le banche che non si rendono conto che troppo spesso non si riesce a pagare le rate del mutuo non perchè si voglia essere “cattivi pagatori”, ma perchè diventa prioritario portare a casa un pezzo di pane…? O forse pensate che faccia piacere essere tartassati da continui richiami, ora direttamente dalle banche, ora da avvocati, ora da agenzie di recupero credito? L’avete, forse, mai provata la mortificazione di non sapere cosa rispondere o di dover girare la testa per non incrociare lo sguardo di qualcuno a cui si devono dei soldi? O, ancor peggio, la mortificazione, oltre che tutto il disagio economico, le minacce e quant’altro, per essere vittime dell’usura? O credete forse che chi è sotto usura sia da considerarsi al pari dell’usuraio solo perchè anch’egli sta alimentando la criminalità organizzata?
Sapete quali sono, attualmente (ma è così da sempre) le uniche persone che si trovano con le braccia aperte quando si ha impellente necessità di denaro per evitare di farsi prendere la casa dalle banche o per permettersi di pagare costose cure ad un congiunto ammalato? Sono gli usurai… Sissignori, proprio loro, perchè le Istituzioni, le banche, le finanziarie, -signor Presidente dell’anti ‘ndrangheta- ti considerano affidabile solo se gli dimostri che sei capace di restituire il denaro che ti prestano chiedendoti garanzie tre, quattro volte superiori al prestito chiesto! Cosa c’è di diverso da un usuraio che alla fine ti prende la casa o l’attività? Le banche ti dicono di no e ti fanno perdere la casa, gli usurai ti dicono di si e, se poi non paghi, ti prendono la casa, esattamente come le banche. Che scelta ha, oggi, una persona onesta che è in difficoltà?
Dove sono, in quel momento, i politici, le Istituzioni, tutti coloro che vengono a chiederti i voti per essere eletti facendoti promesse e facendo leva sulla disperazione di un elettore onesto che, il giorno dopo le elezioni, diventa un numero, solo un numero.
E la cosa che più mi amareggia è che spesso, quelle promesse, vengono fatte a persone oneste e disperate che vengono a chiedere aiuto con le lacrime agli occhi e voi, con lucida freddezza di cuore, promettete e illudete senza rendervi conto del male che gli state facendo.

Ma se il popolo davvero si svegliasse, se davvero, come dicevano altri illustri ospiti di quel palchetto, cominciasse a votare “con la propria testa”, senza cedere alle lusinghe, alle false promesse, alle belle parole che sapete proferire (e in questo, voi politici, siete dei veri maestri), molti Parlamentari, Consiglieri, Assessori e non, perderebbero la propria poltrona. Sapete qual’è l’unica cosa -Onorevole signor Presidente Magarò e signor Assessore Caligiuri- che mi dispiacerebbe se ciò avvenisse? Che alla fine, chi esce dalla porta, trova sempre il modo per rientrare dalla finestra, e gli unici che rimarrebbero esattamente dove sono o a sprofondare ancora di più, sarebbero solo le persone oneste.

Credo che ciascun politico italiano, in questo momento di amarezza profonda con la quale sto scrivendo, può considerarsi destinatario delle mie esternazioni.
Una volta ero più diplomatico, pur avendo scritto tanto anche per denunciare situazioni che non condividevo, che ritenevo ingiuste: l’ho fatto per sei lunghi anni su un quindicinale locale che mi onoro di aver impaginato e portato avanti insieme alla Direttrice e agli altri collaboratori. Oggi non temo più di poter ricevere l’antipatia o anche eventuali ritorsioni che possano portarmi al totale isolamento. Cos’ho da perdere oltre il niente che possiedo? Mi è rimasta solo la dignità di persona onesta, il resto l’ho considero già perso perchè vittima di questo sistema in declino che tutti abbiamo contribuito a generare: la politica da un lato, non facendo le cose che dovrebbe fare, e noi dall’altro, per aver permesso a questa politica di governarci, ad ogni livello istituzionale.
So bene che chi amministra commette degli errori, ma l’errore peggiore lo commette chi si accomoda su una poltrona, ne prende tutti i benefici derivanti e dimentica il motivo per cui su quella poltrona è stato chiamato a sedere.

Su quel palchetto avete consegnato due riconoscimenti a due persone oneste e meritevoli di quel premio: il mio augurio è che nessuno di loro due debba, un giorno, dover condannare (e mi riferisco al signor Giudice premiato) o scrivere (il giornalista) di una persona onesta che è passata dall’altro lato della barricata per comprare il pane per i propri figli, le medicine o anche semplicemente i libri per una cultura che non è consentita avere a chi, quei libri o il biglietto dell’autobus per andare a scuola, non li può comprare.
Ne avrei da dire, ma non vorrei correre il rischio di ricevere qualche offerta di candidatura alle prossime elezioni…
Dimenticavo… Sono un artigiano, da anni impegnato in ambito culturale e sociale e con unico sogno nella vita: riuscire a morire in pace, un giorno, lasciando alle mie figlie il ricordo di un padre onesto quale sono stato fino ad ora. Altro non posso, ma almeno questo, vorrei poterlo lasciare come mia eredità.
Vi ringrazio se avrete avuto la compiacenza di perdere qualche minuto per leggere con attenzione le parole di un cittadino qualunque, di uno di quei tanti numeri che vi hanno consentito di essere stati seduti su quel palchetto a parlare di legalità ad una città fondamentalmente onesta come la mia.

(Giovedì 7 giugno 2012 alle ore 12.25)

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