“Davide Cervia, maresciallo maggiore della marina militare, scomparso a Velletri il 12 settembre del 1990…”. Un paio di giorni fa sentivo per radio la moglie di questo militare scomparso che raccontava la vicenda del marito e di come lo Stato, nessun apparato escluso, abbia costantemente eretto un muro di silenzio e di bugie su questo rapimento che nasconde, evidentemente, segreti ed interessi molto più grandi di quelli che si possano lontanamente immaginare.
La ascoltavo e continuavo a pensare a quante volte ho visto vicende simili raccontate in film di spionaggio che mi apparivano più come fantascienza e che, invece, prendevano corpo nelle parole di quella donna che tenacemente -coadiuvata dalla famiglia e da alcuni giornalisti- continua a ricercare la verità, nonostante le continue minacce, arrivate -nei giorni scorsi- a livelli decisamente pericolosi.
E’ incredibile come -se la signora Marisa Gentile, moglie di Davide, avesse ragione- lo Stato possa concepire di “usare” le persone come se fossero oggetti, “venderli” come “supporto tecnico” ad armamenti sofisticati (quasi come libretto di istruzioni) e senza che ci si possa opporre. “Sicurezza nazionale” è il termine più frequente usato nei film, solo che almeno nei fotogrammi delle pellicole, l’attore agisce in accordo con i Servizi Segreti e li segue di sua spontanea volontà.
Le indagini svolte da questa coraggiosa famiglia, minuziosamente raccontate al giornalista che la intervistava, contrastano in modo eclatante con quelle delle Forze dell’Ordine che, al contrario, appaiono completamente inadeguate ed evidentemente frutto di depistaggi e di omissioni atte a coprire la verità e a scoraggiare ulteriori insistenze da parte della famiglia stessa. E nonostante le dimostrazioni incontestabili di come nessuno abbia agito con onestà nei confronti della famiglia che avrebbe avuto, almeno, il diritto di sapere cosa stesse accadendo, ancora nessuna verità “ufficiale” ed accettabile è stata fornita, né alcuno di coloro che hanno palesemente fornito carte false più volte è stato riconosciuto colpevole e punito. E’ evidente che nessuno lo sarà mai perché gli interessi ed i segreti che sono nascosti dietro questa vicenda sono ritenuti ben più importanti della vita di una persona, del diritto della sua famiglia di conoscere la verità e riabbracciare il congiunto, se ancora vivo, o poterne piangere il corpo, se sepolto da qualche parte nel mondo, poiché è piuttosto evidente che non si è allontanato volontariamente come si è voluto e si vorrebbe far credere.
Mi sono chiesto il perché abbia voluto scrivere -dopo giustificati tentennamenti- di questa vicenda così “distante” da me e così “scottante”, oltretutto, ma non ho una spiegazione: so solo che ascoltando la voce di quella donna ho provato un forte senso di vergogna e di dispiacere, per quello che hanno vissuto e vivono loro in famiglia, e per lo stesso Davide.
Sono Italiano e ne sono sempre stato fiero ed orgoglioso, ma ci sono alcune volte che la vergogna supera ogni alto sentimento patriottico…