<<Giovedì 12 Luglio 2012, Ore 19:30, Teatro Gambaro a San Fili (Cs), Presentazione del Libro “La chiamavano B.B.” di Simona Stammelluti.>>
La prima cosa che viene in mente, quando si legge un invito del genere, è “Chi è che ha scritto un libro? Simona? Eh, adesso tutti si sono messi a fare gli scrittori!”.
In effetti ci sembra strano, soprattutto quando parliamo di una persona che conosciamo (una concittadina, nel caso specifico), che le si possa attribuire l’aggettivo “Scrittrice”. Magari, se l’avessimo vista prima in televisione a rilasciare interviste, se ne avesse parlato prima il Tg nazionale, se avessimo magari visto un film “tratto dal romanzo di…”, probabilmente non ci saremmo più meravigliati, ma ogni cosa di ciò che vediamo in Tv ha avuto un inizio, in tutti i campi. Gli scrittori più famosi dei quali abbiamo letto ogni loro romanzo, hanno avuto un primo impatto con il pubblico e non è neppure detto che sia stato un impatto positivo di pubblico e di critica.
Bene. Adesso, però, voglio parlarvi di questo romanzo scritto da Simona, una ragazza di origini pugliesi trapiantata qui da noi a Montalto Uffugo da quasi venti anni, che molti neppure conoscono e che a qualcuno, probabilmente, sarà pure antipatica, come accade per ciascuno di noi che non possiamo essere simpatici a tutti (talvolta siamo, invero, piuttosto antipatici a tutti).
Per scrivere un romanzo, non basta saper parlare correttamente in italiano o saperlo scrivere con altrettanta correttezza grammaticale e sintattica, doti che Simona certamente possiede e questo è sotto gli occhi di tutti. Per scrivere un romanzo occorre, innanzitutto, avere “l’idea”, la storia da raccontare, storia che possibilmente non deve essere banale o, seppure lo fosse, deve essere raccontata in modo così coinvolgente da non far trasparire la banalità della storia stessa.
Dall’idea, con quelle che sono le capacità letterarie di chi scrive di saper “raccontare” gli eventi facendo immergere il lettore nella storia e tenendolo incollato lì, capitolo dopo capitolo, occorre poi saper snocciolare i fatti, saper aprire parentesi di scorci di vita dei personaggi senza far perdere il filo conduttore del romanzo, saper descrivere i luoghi come se si guardasse la scena di un film o, ancora meglio, come se si osservasse un quadro d’autore dai dettagli pennellati quasi da uno scatto fotografico, e saper non avere fretta di arrivare alla fine della storia. Si, perché una storia, bella o brutta, sappiamo inventarla tutti e sappiamo persino scriverla, ma ne viene fuori un racconto breve o, nel migliore dei casi, un romanzo breve.
Quando, la scorsa domenica mattina, Simona mi ha dato l’onore e il privilegio di essere uno dei primi a potermi immergere nella storia di B.B. -il personaggio del suo libro- mi sono talmente incuriosito che l’ho letto tutto d’un fiato.
Sono tra le persone che conoscono Simona da quando è arrivata qui a Montalto e conosco bene la sua vèrve e le sue capacità di scrittura (così come conosco la sua passione per la musica e per il Jazz), ma non avrei mai immaginato che potesse essere capace di scrivere un romanzo, sua opera prima, che sembra essere uno dei tanti libri di un autore di successo, senza insicurezze, ricco di ogni ingrediente che fa di romanzo “un buon romanzo”.
Sembra banale dire che è un libro che consiglio a tutti di leggere, soprattutto perché apparrebbe come uno spot da “consigli per gli acquisti”, ma di una cosa sono sicuro e cioè che chi non lo leggerà avrà perso un’occasione, sia di leggere un bel libro, sia di poter approfittare per una serie di riflessioni sul proprio modo di essere, sulla vita che gli scorre fra le mani, su cosa possa fare, ciascuno, per renderla migliore. “La chiamavano B.B.” non è solo un romanzo, non è solo il libro che ha scritto Simona Stammelluti, ma è un libro che di ciascuno di noi, nessuno escluso, nasconde i segreti, i vizi, i pregi, i difetti.
Voglio augurarmi, e soprattutto voglio augurarlo a Simona, che questo sia il primo di una lunga serie di capolavori che possa leggere a sua firma e che, su ogni libro futuro, io possa meritare una dedica altrettanto bella come quella che mi ha scritto sulla prima pagina di questo suo primo capolavoro letterario.
Ad majora, semper, Simona!
(giovedì 5 luglio 2012 alle ore 20.46)