In un momento di sconforto e di pianto, ho implorato Dio di scendere dal cielo e venirmi accanto; l’ho implorato di comprendere il mio dolore, di toccarlo con mano, ma non come Dio, no… l’ho implorato di toccarlo con mano, ma da uomo, come me, perché potesse comprendere quanto la mia fragilità umana lo rendesse ancor più insopportabile, ancor più terribile e agitasse in me pensieri di morte, pensieri non raccontabili…
Nello stropicciare gli occhi per asciugare le lacrime che mi impedivano di guardare la strada che si srotolava davanti alla mia macchina, è comparsa, come in un flash, l’immagine del Cristo sulla croce, con la corona di spine sulla fronte sanguinante, i chiodi che laceravano le sue carni, le sue grida di dolore e di rassegnata obbedienza al volere di Dio, Suo Padre…
Stavo decisamente chiedendo alla persona sbagliata di mettersi nei miei panni per comprendere “il mio” di dolore, poiché in quell’attimo durato non so quanti secondi, ho compreso che avrei potuto persino sorridere dei miei problemi, persino ringraziare che fossero solo quelli.
(sabato 7 luglio 2012 alle ore 21.44)