In un susseguirsi di errori e di valutazioni poco attente da parte di un Pd sempre più vicino all’inciucio con il Pdl e sempre più in rottura con se stesso e con la sua base, ciò su cui fanno affidamento i vertici del partito -molto probabilmente- è la regola del “dimenticare presto” da parte degli elettori. Eh, si, una regola molto vecchia, ma sempre in auge, quella della “malattia del dimenticare presto” di cui ogni elettore sembra essere affetto da sempre, che sia di destra, di centro o di sinistra.
Durante le campagne elettorali, si grida e si inveisce sempre contro “questo” o contro “quel” candidato, contro “questo” o contro “quel” partito, ma poi i giorni passano, le elezioni si svolgono normalmente, e a prescindere dall’esito, si riprende la vita di tutti i giorni… e si dimentica… Grazie a questo, a distanza di tanti decenni, la politica “marcia” sempre nella direzione di favorire se stessa a discapito della popolazione, i “politici” sono sempre gli stessi, magari con una “casacca” di colore diverso, ma ben saldi alle loro poltrone e a tutti i privilegi ad esse legati.
Chissà, forse un giorno tutto questo cambierà, forse gli elettori prenderanno consapevolezza che non sono le “bandiere” che devono essere votate, ma le idee, i programmi, le capacità di realizzarli, e che i “politici” da votare dovranno essere in primo luogo onesti e liberi da qualsiasi procedimento a loro carico, lontani dai meccanismi di potere fino a se stesso come oggi accade, ma pronti a servire un Paese per far si che pace e benessere possano regnare per tutti e non solo per una casta di privilegiati.
Fantapolitica, probabilmente, ma l’unica auspicabile se si vuole pensare ad un Paese veramente democratico e civile, lontano anche solo dal sospetto di illegalità e di disuguaglianza.
Oggi si elegge il Presidente della Repubblica e per l’ennesima volta, la regola da seguire è quella del fidarsi di quella triste regola del “dimenticare presto”, così da poter far digerire a tutti gli elettori l’inizio di un inciucio motivato, evidentemente, da interessi che vanno ben oltre quello di formare un Governo.
Rimarrà saldo il finanziamento ai partiti -magari cambiato nel modo, ma non nella sostanza-, rimarranno i lauti stipendi, le laute pensioni, tutti i privilegi, tutti i carrozzoni, e di tutti i buoni propositi per salvare un Paese alla deriva resterà solo un vago ricordo.
Ah, dimenticavo… La colpa sarà stata, ovviamente, del Movimento Cinque Stelle che si è rifiutata di appoggiare un Governo Bersani, mentre si tesseranno le lodi di Pd e Pdl che hanno saputo pensare “al bene del Paese”. Viva l’Italia!