No. Questa volta non sono d’accordo. Estendere il voto a sedici anni è una forzatura che non ha niente a che vedere con le cose che non vanno bene in Italia e, soprattutto, in riferimento alla Legge Elettorale.
Se la proposta vene fuori perché si pensa di trovare maggiore consenso fra i ragazzi sarebbe ancora peggio, ma già il chiedere ai ragazzi di votare, piuttosto che favorire la loro vita di “ragazzi”, appunto, è priva di razionalità.
Aver fatto coincidere il diritto al voto con il compimento della maggiore età è stata una scelta che non poteva non essere fatta, ma proporre ulteriori forzature assume un sapore demagogico che non dovrebbe appartenere ad un Movimento che si propone di battere ed abbattere i vecchi sistemi ed il vecchio modo di fare politica.
Ai ragazzi lasciamo la spensieratezza che gli è dovuta e, semmai, introduciamoli nel mondo della politica fornendogli gli stimoli perché se ne innamorino e la vivano per l’importanza che ha, quella vera, quella che troppo spesso viene dimenticata per lasciare spazio agli interessi personali. Ai ragazzi apriamo le porte di una seria scuola di amministrazione che possa insegnare cosa (e come) un Consigliere Comunale, o Provinciale, o Regionale deve fare per assolvere in modo degno ed efficace al mandato che gli viene concesso dagli Elettori. Insegniamogli che la vita politica non deve essere intesa come una “carriera” da perseguire, ma come un servizio da svolgere nell’interesse della Comunità; che diventare Parlamentare vuol dire assumersi la responsabilità di legiferare in perfetta sintonia con la Costituzione e sempre tenendo conto delle persone più deboli che non devono essere lasciate indietro, soprattutto per favorire i potenti di turno.
Insegniamogli questo, così che arrivati alla maggiore età, possano accostarsi al voto con più coscienza e senza smettere mai di interessarsi all’andamento della vita sociale, economica e politica della propria realtà locale fino a quella nazionale.
E’ questo che è fondamentale ed importante in un momento come quello attuale che vede sempre più la gente allontanarsi dalla politica (a Roma ha votato un cittadino su due!): che possa formarsi una nuova generazione più consapevole, più attenta e più riluttante a lasciarsi ammaliare dal potere che la politica stessa ha generato e continua a generare, ma che sia disposta ad operare sempre e solo per il bene comune, per tenere alti quei valori che fanno di una Nazione una “grande Nazione”, di un Popolo un “grande Popolo”.
Lavoriamo perché possa realizzarsi questo e allora si che avremmo reso un servizio ai ragazzi e al Paese in un colpo solo. Il voto verrà a suo tempo e sarà un voto in grado di generare grandi cambiamenti. Questa si, che sarebbe una rivoluzione, non semplicemente un “aumentare” il numero degli Elettori.
Il voto a 16 anni? Serve altro.
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > Il voto a 16 anni? Serve altro.