Quanto costa la fedeltà in politica? E, soprattutto, chi ne paga il prezzo?
Chi sceglie di essere fedele ad un principio, ad un’idea, ad un progetto, deve necessariamente pagare il prezzo di questa scelta, cominciando dal fatto di ritrovarsi numerosi avversari contro cui battersi e, perciò, di dover costantemente difendere la propria scelta.
Può succedere di “tradire” per divergenze con altri compagni di viaggio, per una più attenta analisi e valutazione dell’idea divenuta non più condivisibile, o per non aver saputo vincere la propria debolezza umana. Tutte motivazioni perdonabili, comprensibili, lecite. Quando il motivo del “tradimento” è dovuto, invece, ad un prezzo pagato da qualcun altro per comprare quella “fedeltà” sbandierata, ma evidentemente non reale, allora non è più perdonabile, non è più comprensibile, non è più lecito.
Chi decide di cedere la propria moralità in cambio di qualcosa, non può certamente definirsi persona affidabile. Mai, in nessun caso, poiché oggi si sarà venduto ad un acquirente e domani si venderà certamente ad un altro disposto a pagare di più. Questo tipo di individuo non può definirsi “fedele”, ma mercenario, nel più disgustoso e negativo significato del termine: uomo in vendita, niente di più.
Tante sono le persone che utilizzano questo metodo per circondarsi di una propria “corte”, persino per convincersi di avere molti “amici”, ma in realtà con le loro ricchezze comprano solo tanta povertà divenendo anch’essi sempre più poveri.
La stima, quella che può essere -ed è sicuramente- la ragione per la quale si può scegliere di essere “fedeli” a taluna persona, piuttosto che ad un’altra, non si può comprare. E non si può comprare per due semplici ragioni: intanto non è in vendita, e poi non basterebbero tutti i denari del mondo per poterla acquistare, poiché avrebbe un prezzo talmente alto da non potersi nemmeno scrivere. Eh, si! Ancora esistono delle cose che non si possono acquistare con i soldi, con i compromessi, con le promesse o con le minacce. E io aggiungo “per fortuna”!
Mai prendere con sé una persona che ha scelto di vendersi ad un miglior offerente: domani -se non oggi stesso- sarebbe disposto a tornare sui suoi passi o a scegliere altri offerenti ancora, pur di avere il suo tornaconto. E’ una delle ragioni per le quali non credo molto nei “riciclaggi”, nelle “conversioni”, nei “pentimenti”.
La politica, seppure nobile arte nella sua etimologia, è divenuta “mercato” per molti, trattata persino come “merce” di scambio tra venditori e avventori senza scrupoli che di un’arte nobile hanno fatto un bacino di potere per se stessi.
Chi sceglie di essere fedele porta dentro di sé la speranza che dall’altra parte vi sia lo stesso impegno a non tradire le sue aspettative a trecentosessanta gradi, nei metodi e nel merito di quell’idea, di quel progetto che insieme si persegue, pur sapendo di dover fare i conti con i dubbi e con le proprie ed altrui debolezze. Essere fedeli costa. Costa veramente tanto.
Il prezzo della fedeltà.
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > Il prezzo della fedeltà.