Basandosi su un decreto del Presidente della Repubblica -il 602/1973, articolo 30-, Equitalia, per una decisione assunta dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, aumenta il tasso di interessi sui ritardati pagamenti di quanto dovuto dal Cittadino allo Stato. Premesso che le tasse vanno pagate e che è un dovere a cui ogni Cittadino è tenuto, mi chiedo se non fosse stato il caso di provare -semmai- ad abbassare quei tassi di interessi e di concedere di dilazionare ulteriormente il dovuto quando si è impossibilitati a far fronte ai pagamenti.
La grande colpa dello Stato -e di Equitalia in quanto suo “braccio armato”- è quella di non rendersi conto che ormai gran parte del Popolo è ridotto alla fame, che non ce la fa a comprare il latte, il pane, le medicine; la grande colpa degli uomini che rappresentano lo Stato (e alludo a tutti quei personaggi vestiti dell’etichetta di “onorevole” in buona parte ancora tornati a sedere sugli scranni del Parlamento) è che non hanno la benché minima idea di quanto costi un litro di latte, di quanto costi mettere in tavola un piatto caldo, di quanto costi doversi curare per una malattia.
Equitalia è quell’Agenzia che toglie la casa a chi non può pagare le tasse, ma che nel 2002 ha speso 31 milioni di euro per acquistare un antico palazzo di Torino e farne una sede a cinque stelle corredata di 45 box auto riservati ai dirigenti, questo non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo.
Ritorno alla premessa per ribadire che le tasse vanno pagate, ma anche per osservare come nessuna delle tasse che siamo costretti a versare nelle casse dello Stato risponda ai criteri di equità e di costituzionalità cui dovrebbero, invece, fare esclusivo riferimento prima di essere richieste ai Cittadini. La verità è che, dovendo alimentare una serie di “carrozzoni” che altrimenti non potrebbero “accontentare” i “trombati” alle elezioni, gli amici, i parenti e tutta la processione a seguito dei vari partiti, chi ci governa non ha la minima remora a chiedere e a pretendere denaro (e a prenderlo con la forza) mascherando tali richieste dietro tasse assurde, dietro accise ormai inconcepibili per la loro destinazione (?), dietro motivazioni che appaiono sempre più infondate e somiglianti a scuse e nient’altro.
Abbiamo affidato per anni e anni il destino nostro e della nostra terra ad una manica di politicanti burocrati che non hanno mai conosciuto la parola “lavoro”, “sacrificio”, “senso del dovere” e che hanno svenduto ogni cosa al migliore offerente, indistintamente tra lobbyes, potentati vari, finte unioni di Stati (Europa), capi di stato (vedi i grandi favori alla Merkel e ad Hollande con la nostra sproporzionata partecipazione al risanamento del debito greco, agli acquisti dei sommergibili, eccetera) o quanto altro.
Credo che non si possa andare oltre, che occorra mettere un freno deciso a questo modo di operare ed invertire drasticamente la rotta perché altrimenti le proteste dei tanti Cittadini che chiudono le proprie attività, dei vari Roberto Corsi che denunciano lo Stato come “estortore” cacciando fuori il registratore di cassa, e dei tanti -purtroppo davvero tanti- suicidi per problemi economici, non si fermeranno. E l’Italia intera avrà perso, non solo la politica, non solo il Fisco.
Non si gioca con la dignità e con la vita delle persone, e lo Stato, soprattutto attraverso Equitalia, purtroppo sta facendo proprio questo.
Equitalia e lo Stato fingono di non capire.
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > Equitalia e lo Stato fingono di non capire.