Ah, se potessi tornare indietro con il “senno” di oggi (che sarebbe quello del “poi” di allora)! Quante cose farei e quante non ne farei, soprattutto! Quante scelte sbagliate, quante occasioni perdute…
Quanti “inchini di riverenza” fatti ai princìpi cui ho ispirato la mia vita e che mi hanno portato a “non indovinarne” una, professionalmente parlando! “I software devono essere rigorosamente originali, dice la Legge!”, ed io puntuale -come un orologio svizzero- a rimpinguare le casse delle case produttrici con fior di decine di milioni di lire (per carità, niente contro di loro, ci mancherebbe altro). “La Legge dice che gli acidi utilizzati per lo sviluppo fotografico devono esser smaltiti presso Società preposte a questo servizio!”, ed io a comprare “registri”, fare vidimazioni e andare alla ricerca dell’Azienda più “titolata” come “seria ed onesta” per evitare di smaltire con qualcuna che poi svuotasse i bidoni in qualche fiume -e ovviamente la più “titolata” era anche la più “costosa”, ma avrei mai potuto riversare veleno nel water?-. “La garanzia per ottenere una foto perfetta ed onesta è data dalla scelta dei materiali e dal loro corretto utilizzo”, ed io lì a comprare carta e acidi di marca, non per “vie traverse”, mai “riciclati” nella stessa macchina per centinaia di volte (com’era d’uso), bensì ad ogni singolo passaggio lasciavo sgocciolare nel bidone per lo smaltimento (e i costi lievitavano). “La Legge dice che si compra con fattura e si vende con scontrino -o fattura-“, ed ecco che in questi anni ho rigorosamente applicato le regole, soprattutto quelle che dicevano “che bisogna pagare sempre i fornitori, le tasse e le banche”.
Potrei continuare, ma i crampi allo stomaco mi suggeriscono di “alleggerire” l’elenco. Una cosa è certa: tutto questo ha prodotto semplicemente che dopo aver lavorato una vita, questo dicembre scriverà la parola “fine” ad un’avventura durata 23 anni. Ne ho visto di gente fra queste quattro mura! Gente buona, gente corretta, onesta… ma anche tanti che hanno “approfittato” della mia bontà “dimenticando” di pagare o anche di ritirare il lavoro richiesto, nonostante qualche volta in -modo abbastanza gentile- gli fosse stato ricordato. E in questo non c’è distinzione di ceto sociale o tra pubblico e privato: ad “approfittare”, quando si è abituati, sono bravi tutti. Ma tant’è!
Certo, per quest’ultimo aspetto, “il senno di poi” sarebbe stato ancora più utile, ma ovviamente “quello” interviene SEMPRE “poi”, quando è troppo tardi. E a dire il vero, anche quando interviene, ho il gravissimo “difetto” di “applicarlo” solo al passato, mai al futuro prossimo o anche al presente! Ci ricasco sempre, insomma! E quante volte ci sono “cascato” e “ricascato”! Ma un giorno, forse ancora lontano -non so- imparerò… oh, si, imparerò che non si può consentire alla “furbizia” e alla “cattiveria” degli altri di calpestare la dignità delle persone, soprattutto della mia persona…
Oggi, con “il senno di poi”, riconosco ed accetto i miei fallimenti, ma con lo stesso “senno” riconosco ciò di cui sono sempre andato fiero ed orgoglioso: l’onestà che mi è stata insegnata dai miei genitori. Almeno in quella sono sicuro di non aver fallito.
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se coglione, vuol dire essere onesti,allora i veri coglioni quali sono?
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Se te fà piacere io sono un coglione come te.
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Molto bello, ciò che ha scritto. Se tutti noi ,ci facessimo ogni giorno, un’esame di coscienza del nostro operato quotidiano, forse, potremmo migliorare, ma chi è onesto, lo sarà sempre e, mai potrà essere intaccato da spiacevoli fatti.
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L’ONESTA’ E’ UN DONO CHE LA VITA RISERVA A POCHE PERSONE E SICURAMENTE TU SEI UNO DI QUESTI E COME DICE UN VECCHIO PROVERBIO “L’ONESTA PAGA” BISOGNA SAPER ASPETTARE