Chi ha vinto, chi ha perso e perchè.

Il trionfo del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, primo Partito in Italia con una Campagna Elettorale condotta da un comico che ha dimostrato di aver capito molte più cose dei professionisti della politica e dei tecnici; la rimonta clamorosa (ma solo per il Pd) del Centro Destra -e del Popolo della Libertà in particolare- ancora una volta trascinato da un Berlusconi che ne rappresenta -nel bene e nel male- la carta vincente; la delusione di Monti (chissà se si aspettava davvero di vincere), di Casini -che ancora una volta riesce ad entrare in Parlamento- e di Fini che forse avrebbe fatto meglio a dimettersi alle annunciate dimissioni del Papa che sono state l’ultimo “segno” evidente che il buon Dio gli mandava per farlo “svegliare” dal torpore nel quale era caduto da diverso tempo; il flop prevedibile di Ingroia che -seppure rappresentasse una novità come personaggio- si è circondato di “vecchio” e di “tramonti in corso” pensando che bastasse la pubblicità avuta di recente con il suo lavoro di magistrato per essere vincente (e l’essersi portato dietro l’Idv distrutto da Report -o da Di Pietro, dipende da come si voglia “leggere” la vicenda- la dice lunga sui magistrati in politica); l’inconsistenza di un Fare di Oscar Giannino che avrà sì, risentito del clamore mediatico avuto dalla storia delle bugie sui titoli accademici, ma che già sul nascere si presentava come un partito che non sarebbe andato oltre il marciapiede di casa (e non certamente per gli uomini in campo, ma perché lo “spazio” nel bacino dei voti quello è, se non si riportano i Cittadini a votare, e perchè in questo momento la voglia di rivoluzione vuole sentire gente che grida nelle piazze, non pacate discussioni nei salotti televisivi).
Questo il quadro politico che si è presentato stamattina, al risveglio, ma che si delineava già in tarda serata, man mano che lo spoglio si avviava alla conclusione.
Il Pd? Ah, già… dimenticavo di parlare del Centro Sinistra e di Bersani! Si, ma questo Partito Democratico merita un paragrafo a parte nella Riflessione, perché mentre Sel ha pagato la vicenda del Giudice amico della sorella di Vendola che lo ha assolto nel processo per lo scandalo che lo aveva coinvolto, Bersani paga lo scotto di avere sottovalutato Renzi e cosa potesse rappresentare nel contrasto al Pdl, e di avere ignorato e sottovalutato Grillo e cosa stesse raccogliendo nelle piazze che non era solo le “poche persone” che la tv faceva vedere, ma il malcontento di una grande fetta del Popolo Italiano che è stanco dei soliti nomi, delle solite facce che non hanno fatto altro che difendere la propria poltrona a tutti i costi dimenticandosi di scendere fra la gente per coglierne il forte disagio, la disperazione dilagante. Bersani non ha fatto altro che “gongolare” quando i sondaggi lo davano addirittura vicino al 40% (e i sondaggisti hanno dimostrato clamorosamente di avere sbagliato ogni possibile previsione) senza mai fare proposte concrete che fossero vicine al Popolo, senza mai far sentire alla gente di essere uno di loro: non basta sbandierare di essere figlio di un benzinaio se poi da trent’anni si è pagati con lauto stipendio dai contribuenti. Bersani paga lo scotto di avere accettato che Napolitano imponesse un tecnico che è stato incapace di fare una vera e seria Spending Review il secondo giorno e ne ha avallato, invece, tutte le scelte scellerate di tassare oltremodo un Popolo che stenta ad arrivare a metà del mese, di aiutare le banche mascherandosi dietro la tracciabilità del denaro persino per i pensionati, di fare una riforma delle pensioni che ha prodotto lo scandaloso dramma degli esodati, e così via.
E quando Berlusconi ha fatto lo strategico passo indietro ritirando la fiducia al Governo, Bersani ha continuato a perseverare nell’affermare di avere ben operato appoggiando quelle misure ritenute necessarie, salvo poi essere travolto dalla vicenda del Monte Paschi di Siena che -agli occhi di tutti- è passata come lo scandalo del “Pd”, visti i forti legami con l’Istituto bancario.
Ancora una volta, il Pd ha dimostrato -come va ripetendo sempre Maurizio Crozza nelle sue gags- di saper perdere le elezioni, pur avendole vinte nei numeri. E se non ci fosse stato proprio Crozza a rendere “simpatico” il buon Bersani con i suoi “smacchiamenti di giaguaro” e le “pettinature delle bambole”, probabilmente oggi avrebbe perso anche nei numeri.
Ecco, forse è il caso di fare tutti un passo indietro rispetto alle proprie convinzioni di essere nel giusto, adoperarsi per mettere in piedi una buona e saggia Legge Elettorale e poi ritornare alle urne con un presupposto che la gente sta implorando a gran voce: via (e per sempre) le solite facce dalla politica perché hanno stancato, decisamente e definitivamente (e attenzione a quanti oggi sono aggrappati ad un carro sul quale vogliono salire a tutti i costi, occhi aperti!)!