Non lasciate mai da sola una persona che vive una sofferenza, sia essa fisica, psicologica o di qualsiasi altra natura. La fragilità di quella persona è molto di più di ciò che appare anche agli occhi di chi ne ha compreso la gravità.
Spesso anche dietro i sorrisi si nasconde un dolore, un fallimento, un disagio: non sempre ciò che appare “è” e -peggio ancora- non sempre ciò che “è” appare. La mente ha un suo strano modo di difendersi anche -e in alcuni casi “soprattutto”- da chi prova a distoglierla da brutti pensieri o da decisioni già covate e fatte proprie.
Tutto ciò che agli occhi e alla logica di una persona in condizioni normali appare come insignificante, indolore, da non prendere in considerazione, per chi vive uno stato di disagio potrebbe essere, invece, di rilevanza eccezionale, quasi vitale, e occorre che gli venga prestata l’attenzione che quella persona si aspetta o invoca.
Potrebbe sembrare che in questa “Riflessione Spettinata” io voglia dare una “lezione di comportamento” arrogandomi competenze che non ho, ma il mio augurio è che, invece, venga interpretata come un invito in forma elementare a guardare con gli occhi del cuore senza soffermarsi alle apparenze, dedicando più tempo e più attenzione a chi ci sta di fronte, senza “liquidare” con facilità ogni piccolo segnale di allerta, ma incrementando la propria “presenza” nella vita di chi in qualche modo ruota intorno alla nostra. Ciascuno, nessuno escluso, è “vittima” e “angelo” nello stesso tempo: ciascuno può crollare, ciascuno può salvare.
Natale, questo evento che aspettiamo ogni anno con il bisogno, quasi, di sentirci più buoni, sia da sprono per “essere” veramente più buoni, con noi stessi e con gli altri, e che ci lasci la voglia di “esserlo” ogni giorno dell’anno.
Sempre più spesso si “muore” dentro e si “frequenta” questo mondo per inerzia perché incapaci di rinascere ed impossibilitati a morire. So che è “duro” ciò che ho appena scritto, ma non è distante dalla realtà che vive gran parte delle persone, ed è lo “status” di tanti: ci si trascina per incapacità a camminare o impossibilità a dire “basta”.
La frase più ricorrente è che la soluzione di tutto è dentro di sé, che bisogna “volerlo” per poter risalire la china… e sarà anche vero, almeno in parte, ma è mia convinzione che questo “volere” è sepolto sotto uno strato molto consistente di cenere che man mano è divenuto come una roccia impenetrabile con le sole proprie forze. D’altra parte l’uomo è per indole di “società” -perciò “bisognoso” degli altri- già quando vive la sua normale condizione di pace con se stesso, figuriamoci quando diventa vittima di problemi, di disagi, di fallimenti.
E alle Istituzioni suggerisco di non inveire contro chi soffre, che lo faccia con eclatanza o in dignitoso silenzio: sappiate che spesso fate del male anche con la sola indifferenza, con il vostro “ignorare” chi bussa alle vostre porte, oltre che con i provvedimenti sempre volti a colpire la povera gente. Siate attenti sempre allo stesso modo di come “fingete” di esserlo quando venite a chiedere i voti, non perseguite solo i vostri “disegni” e i vostri interessi.
Per te che stai leggendo, sia che in questo momento tu senta di essere una “vittima”, sia che tu sia invece un “angelo”, il mio augurio è che queste parole ti abbiano suggerito, se già non lo facessi, di guardare gli altri con gli occhi del cuore.
Buon Natale!
A “guardare” siano sempre gli occhi del cuore…
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > A “guardare” siano sempre gli occhi del cuore…