Cara nonna…

nonna MariaCom’è strano guardare quella fotografia di tanti anni fa che ti ritraeva curva e con il bastone in mano… Mi sembra di essere lì, davanti a te, ad ascoltare le tante “strofette” in vernacolo che avevano accompagnato la tua giovinezza e che né gli anni, né il Parkinson ti impedivano di raccontarci ogni volta che noi, tuoi nipoti, venivamo a trovarti… Ieri sera sono stato a casa tua -che strano, non ci avevo proprio pensato alla coincidenza con la “data” di domani- e ho raccontato di un filmato in cui tu mi recitavi quelle “strofette” alla presenza di papà e zio Carmine… e oggi magari stai facendo la stessa cosa lassù, dove vi sarete certamente ritrovati con loro due e con zio Peppe. Domani è la “Festa dei Nonni”, una ricorrenza che ai tuoi tempi non c’era e della quale -ne sono certo- non hai mai sentito la mancanza perché sei sempre stata circondata dai tuoi nipoti e pronipoti che accoglievi sempre con una pazienza che appartiene a pochi, anche quando hai cominciato a non stare bene.

Sono sicuro che lassù hai incontrato tante altre persone a me care, compresi gli altri miei nonni, a cominciare da tuo marito, nonno Emilio, che non ho conosciuto perché dipartito troppo presto, per finire a nonna Emilia e nonno Santo.

Nonno Santo… un altro “personaggio” che ricordo con affetto e tenerezza per la sua passione e pazienza ad aggiustare gli ombrelli (all’epoca non si buttava via niente, si riparava!) e per tutte le volte che lo andavo a chiamare alla vicina cantina per venire a cena: ce ne tornavamo a braccetto barcollando, come se anche io avessi bevuto… Lui non mi raccontava le strofette, ma mi parlava spesso di quando era sul Piave a combattere per la Patria, durante la Prima Guerra Mondiale, e di come sia stato orgoglioso di essere lì; non ha mai parlato di situazioni cruente: mi lasciava immergere nei campi di battaglia per capire, ma senza turbare la mia serenità di bambino. Nonno Santo… da quanto tempo non pensavo a lui…! Le prime corde di chitarra che ho toccato, proprio da ragazzino, sono state quelle della sua chitarra a battente che mi lasciò in ricordo, insieme al suo mantello antico nero, con il bavero di pelliccetta… nonno Santo
Che tipo, nonno Santo! Mi piaceva davvero molto… A casa nostra ci stava spesso per diversi mesi perché nonna Emilia, essendo paralizzata, necessitava di assistenza continua e i figli, a turno, la tenevano in casa per non meno di due mesi ciascuno e lui, in un modo o in un altro, cercava sempre di fare qualcosa per rendersi utile, nonostante l’età avanzata. Si, ho decisamente un buon ricordo di lui!

nonna Emilia

Nonna Emilia la ricordo un po’ di meno perché lei era sempre a letto o sulla sedia a rotelle ed io ero proprio piccolo, perciò passavo il mio tempo libero a giocare e scorrazzare fuori. A dire il vero, mi turbava quando vedevo mia madre che la girava nel letto per non farle fare le piaghe, o quando la sollevava… vedevo soffrire entrambe, una per la malattia e l’altra per lo sforzo notevole che doveva fare, vista la corporatura molto possente di mia nonna, e me ne andavo fuori.

Tante volte, quando mi ritrovo a sollevare dal letto o a coricare la mia dolce mamma -decisamente molto più esile e leggera-, ci ripenso a nonna Emilia e a come il destino ha voluto che anche la figlia dovesse finire la sua vita paralizzata in un letto, eppure entrambe sono state due lavoratrici instancabili, due mamme di famiglie numerose, ma sempre pronte a spendersi fino all’inverosimile per i figli… La vita, alcune volte, sa essere molto ingiusta: accomuna le persone su così tanti aspetti fino a far sembrare le loro vite come “parallele”!

Ecco, cara nonna Maria, come al solito mi sono lasciato prendere la mano e ho scritto un mezzo romanzo, probabilmente senza dire niente di interessante per chi leggerà… ma io considero queste mie parole come una chiacchierata tra nonna e nipote, come facevamo ogni volta che ti venivo a trovare e tu, senza dimenticare mai nulla, mi chiedevi conto della mia vita, dei miei affetti, del mio lavoro, dei miei problemi… e alla fine, immancabilmente, ritornavano le tue “strofette” che insistentemente ti chiedevo e che nell’ultima parte ripetevo sempre insieme a te per dimostrarti che le avevo imparate pure io! Qualcuna la ricordo ancora, sai? Certo, non è lo stesso di come facevi tu, ma mi capita di “recitarle” a qualcuno di tanto in tanto e ogni volta lo faccio con la tua immagine davanti.

Una cosa, seppure nella sola parte iniziale, ripeto molto spesso, quando vado a messa, al momento dell’Elevazione… Ricordo che nella Chiesa del Carmine, una volta che sei venuta a stare da noi per qualche giorno, tu -in quel momento particolare della Messa- ti sei inginocchiata, con il tuo vestito tradizionale arbereshe, quel “fazzoletto” tutto ricamato bianco a coprirti il capo, le mani giunte e le lacrime agli occhi che mi sono rimaste impresse in modo indelebile, hai recitato qualcosa sottovoce. Ricordo che ho teso l’orecchio incuriosito poiché io ero sempre rimasto in religioso silenzio a quel punto della liturgia e sono riuscito solo a carpire queste parole: “Ccu l’ùacchi ti viju, ccu lu cori ti criju…” (Con gli occhi ti vedo, con il cuore ti credo…). Ho sempre avuto un senso di timore a chiederti cos’altro dicessi sussurrandolo con quelle tue labbra pronunciate e le guanciotte belle piene, ma mi sembrava di avertele “rubate” quelle poche parole e non ho mai osato dirti che “avevo sentito”… Oggi, a distanza di almeno quarant’anni da allora, ogni volta che vado a Messa, all’elevazione ripeto quelle tue parole, nel dialetto nel quale tu le pronunciasti, e faccio due cose in una: professo a Lui la mia fede, per quanto molto debole, e ripenso a te ogni volta con la stessa tenerezza e lo stesso immutato affetto di quando eri in vita.

Ti voglio bene, nonna… e voglio bene anche agli altri nonni ai quali, lo so, tu porterai queste mie parole, perché sicuramente, anche se non con una linea telefonica, avrete anche lassù il modo di “collegarvi” con noi e certamente sarà anche più efficiente del nostro…
Buona Festa dei Nonni!

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4 comments

  • Hello, guest
  • buongiorno caro giancarlo,non puoi immaginare quanto mi abbia commosso il tuo articolo, io purtroppo l,amore dei miei nonni l’ho perso prestissimo (parlo dei genitori adottivi di mamma) loro vivevano per me, quante coccole, quanto amore mi hanno dato, ma già all’età di 5 anni li avevo persi entrambi,morti giovanissimi a distanza da un anno l’uno dall’altro di questi mali incurabili che non perdonano. eppure credimi che ricordo tanto dell’ amore che mi hanno dato, e quanto li penso fortemente riesco a sentire o meglio a ricordare persino il tono della voce. i nonni paterni non li ho mai conosciuti, mia nonna l’ho conosciuta dai racconti di mio padre, pensa che lei è morta in un tremendo incidente stradale avuto propio con il mio papà (è questo come puoi capire ha segnato per sempre la vita di papà). Dalla nonna materna (madre biologica di mamma) non ho ricevuto bene, anzi il contrario,eppure gli ho sempre voluto bene, e quanto pochi mesi fà è venuta a mancare, mi ha lasciato un grande vuoto che lei sembra voler colmare adesso nei miei sogni….Bé scusami per averti annoiato. vorrei soltanto che tutti amassero un pò di più i nonni, non vederli come un peso, ma una parte di noi a cui dare calore, affetto, amore, loro sono le nostre radici abbiamone cure

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      L’amore delle persone che non sono più con noi, resta indelebile nei cuori e nessuno mai potrà portarcelo via… La morte fa parte del ciclo della vita, non è possibile evitarla, e io dico “per fortuna” perchè è grazie ad essa che diamo valore alla vita.
      Non mi hai annoiato, tranquilla, anzi… mi fa piacere che tu abbia raccontato dei tuoi nonni…

  • ciao giancarlo , tu non puoi capire quando ho visto la foto della nonna mi sono venuti dei brividi di contentezza a vederla perche io me la ricordavo a letto l’ultima volta che l’o vista ,sempre la penso si mi ricordo delle stofette che lei ci raccontava quando veniva a trovarci a san giorgio ,bei ricordi ,un fatto strano e’ successo a me nel frattempo che io ho visto la foto su facebook siamo andati in cucina e’ la tovaglia era per terra di pui sopra c’era un giornale di pui i mie occhiali un po’ strano non credo che la mia gatta a fatto questo , io sono sicura che era un segno che il suo spririto era qui con noi !!! io cosi la penso ………….

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      Nonna è stata una gran donna, una moglie, mamma e nonna dolcissima, sempre pronta al dialogo con chiunque e senza sentirsi nè superiore con noi ragazzi, nè inferiore quando a parlare era qualcuno con titoli accademici. Una persona semplice, ma con una grande personalità, fantastica. Io non la dimenticherò mai perchè le donne così, diventano sempre più rare.
      Può darsi che quel “collegamento” di cui parlavo, lei lo ha già effettuato e ha voluto gioire con noi, farci sentire la sua presenza.
      Un abbraccio anche a te, Lucrezia.