La Scuola è sempre più alla deriva. Sembra uno slogan, ma purtroppo è la triste realtà che vive la Scuola italiana. Però al peggio non c’è mai fine, e allora ecco che ti imbatti in Istituti che sono stati accorpati ad altri e che non vedono neppure la costante presenza del Dirigente a cui rivolgersi quando ci sono problemi, ma solo Responsabili di Plesso o Vice Presidi, insegnanti a loro volta che sottraggono quasi tutto il tempo dovuto alla didattica -motivo per il quale si ritrovano in quegli Istituti- per dedicarlo a questo ruolo “non ruolo” di pseudo dirigenti. Ma non solo. La tristezza più grande ti viene quando gli alunni si sentono dire da un insegnante “ma lo volete capire o no che venendo a questa Scuola avete buttato via cinque anni della vostra vita?”, e questo perché una volta accorpati ad altri Istituti, evidentemente si riversa la propria frustrazione sugli incolpevoli alunni a cui non viene più garantita l’istruzione promessa nei POF.
Con profonda tristezza le cronache ci hanno raccontato di brogli per entrare nelle graduatorie del sostegno, strada ritenuta come àncora di salvezza per tanti precari o perdenti posto; brogli che rendono poco credibili gli insegnanti che dovrebbero essere da esempio alle nuove generazioni. Certamente c’è una stragrande maggioranza di insegnanti che svolgono il proprio mestiere con professionalità, amore, passione, fino al punto di mettere soldi dalla propria tasca persino per l’acquisto della carta igienica. Ma c’è anche qualche insegnante di sostegno a cui andrebbe impedito di entrare e firmare per poi dileguarsi a fare tutt’altro che il proprio dovere, lasciando il disabile per cui è pagato alla mercè di se stesso e di tutte le difficoltà che potrebbe avere e che certamente ha. E per fortuna che in questi casi, alla richiesta di aiuto che altro personale scolastico non dà perché “non rientrante nelle proprie mansioni”, ci sono compagni di classe dotati di sensibilità maggiore che si sostituiscono al docente, accompagnano in bagno il disabile, arrivano a pulire anche il loro vomito, pur di non farli sentire in disagio oltremodo. E la Scuola, quando informata di fatti così gravi, come prima reazione (ecco perché è il Dirigente che deve essere presente costantemente a recepire le cose, non i suoi sostituti) si premuniscono di ammonire il compagno solerte e di buon cuore spaventandolo per avere compiuto un’azione per la quale potrebbe anche passare dei guai, invece che elogiare il gesto di alto senso civico e di grande carità cristiana.
Signor Ministro della Pubblica Istruzione, provi a pensare se quel ragazzo disabile fosse stato suo figlio e se solo grazie all’intervento di un compagno di classe avesse potuto sentire salvaguardata la sua dignità di persona: non le sembra che ci sia necessità di cambiare qualcosa, di rivedere questa autonomia scolastica, questi accorpamenti, questi distorcimenti di una professione tanto nobile quanto fondamentale per il futuro del nostro Paese?
Sorrido quando mi dicono che sono state fatte ispezioni e che tutto è stato trovato in ordine, in qualunque settore pubblico: anche la persona più sporca, se sapesse che sta arrivando “in pompa magna” un controllo sanitario, provvederebbe a ripulirsi e a disinfettare tutto il suo habitat.
Ci sono Scuole che, se non si trova il coraggio di ammettere che negli anni sono state fatte in maggioranza riforme sbagliate da abolire, andrebbero certamente chiuse poiché non garantiscono nulla se non gli stipendi al personale lì in servizio: offerta formativa “zero” e valori trasmessi agli alunni “meno di zero”.
Articolo pubblicato su Klichè di Aprile 2014