C’è uno strano e inspiegabile legame tra lo stato di disagio sociale ed economico e l’aumento spropositato delle sale scommesse, delle slot machine e di tutti quei concorsi a cui ci si aggrappa nella speranza, evidentemente, che “qualcosa” accada e sconvolga la propria vita rendendola così come si è sempre sognata. E mentre le botteghe artigiane chiudono, i negozi annaspano e la disoccupazione aumenta; mentre le banche richiamano al “rientro” anche per un solo euro di sconfino sui conti e non esitano a pignorare la casa a chi non riesce più a pagare il mutuo fregandosene se il malcapitato possa compiere gesti estremi per il senso di sconfitta che proverà; mentre lo stesso Stato, attraverso la mano impietosa di Equitalia, invia una cartella esattoriale dopo l’altra e procede esso stesso al pignoramento dei beni nonostante i continui suicidi che la cronaca ci racconta giorno per giorno; mentre il Paese intero si trova sull’orlo di un baratro e senza alcuna prospettiva concreta di non precipitare; mentre tutto questo accade ogni giorno, quello stesso Stato autorizza l’apertura di sale slot ogni giorno, a pochi metri l’una dall’altra, in prossimità di Scuole, nonostante si sia provato ad evitarlo, in Città metropolitane come in piccoli centri, e senza preoccuparsi di quanta gente finirà per rovinarsi la vita e addirittura perderla, a causa del gioco.
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Più volte in tv, sia Striscia la Notizia, sia Le Iene, hanno mostrato come attraverso questo tipo di attività la malavita gestisca capitali ingenti e ricicli denaro sporco in pochi minuti, ma neppure questo ha fermato l’ingordigia di poter incassare denaro dal gioco. E neppure la consapevolezza che oltre il 50% delle famose “macchinette” risultano essere manipolate e truccate a danno dei giocatori e dello Stato stesso, ha portato ad una marcia indietro riguardo questo settore.
Alcune volte mi viene da pensare che non esista una vera volontà di cambiare le cose, di rendere migliore la vita dei Cittadini, sia a livello morale che a livello economico e sociale. Gli interessi prevalgono sempre su tutto e su tutti. La classe politica e dirigente del nostro Paese mostra ogni giorno il peggio di sé con le poche, troppo poche inchieste che Magistrati coraggiosi conducono senza avere timore dei nomi coinvolti, e da più parti si agita il sospetto che dietro questo business tanto distruttivo quanto redditizio, ci siano proprio personaggi della politica ad alti livelli che si lasciano corrompere o che ne sono addirittura soci.
L’unica certezza che abbiamo è che quando un qualsiasi Cittadino, povero o ricco che sia, cade nella rete della “malattia del gioco (ludopatia)”, difficilmente ne uscirà indenne. E quanti ne abbiamo annoverati. Quanti hanno perso ogni cosa a causa del vizio del gioco. Quanti tavoli da poker hanno mietuto e mietono vittime ogni giorno, quante slot incamerano denaro molto spesso neppure guadagnato, ma sottratto alle famiglie, ai datori di lavoro, a persone ignare, o impotenti, o -ancor peggio- consenzienti con il loro silenzio e con la loro omertà.
Ho toccato con mano il dolore e la disperazione di chi vive in famiglia il dramma di questa “deviazione” sociale, ho visto lacrime interrotte dentro gli occhi stanchi di lasciarle scivolare via, ho sentito la disperazione e l’impotenza a potere impedire la distruzione di una vita, e nello stesso tempo il bisogno di credere che avvenga il miracolo dentro il proprio congiunto per ricondurlo alla ragione e alla serenità per uscire da questo tunnel.
Lo Stato è colpevole. I Sindaci sono colpevoli. Si impediscono cose molto più sane e prive di pericolo, ma nulla si fa per contrastare questo fenomeno in preoccupante crescita divenendo paladini di una guerra giusta, anche se la si dovesse combattere da veri Don Chisciotte. Non esistono “Mulini a vento” tanto forti da non essere fermati se veramente lo si vuole. Soprattutto se invece di fingere di non vedere, si prova a parlare, a prendere posizione, ad aggregare fino a formare un esercito che non si potrà più ignorare.
Il male non è sempre nella casa degli altri, molto spesso ci conviviamo e non ce ne accorgiamo neppure.