Leggo delle bellissime esposizioni politiche, analisi puntuali, precise, quasi accademiche. Ciò che non riesco a spiegarmi è come sia possibile che poi, quando gli autori di tali esposizioni siedono nelle stanze della politica dove si legifera, si decide il futuro di un Paese, o semplicemente si amministra una Città, tutte quelle belle parole scompaiono dall’azione politica e amministrativa.
Capisco bene che tra il dire ed il fare, proprio come recita un detto antico, ci sia di mezzo il mare, ma almeno i princìpi su cui si fonda (o si afferma che si fondi) la propria azione politica dovrebbero rimanere invariati e resi tangibili in tutte le decisioni che vengono assunte, in tutti i provvedimenti che vengono presi, di qualunque natura essi siano. Se si parla di onestà, di equità, di interesse comune, di istruzione, di cultura, occorre che queste cose trovino poi riscontro nella propria azione quotidiana, senza “se” e senza “ma”. Arrivo a comprendere una marcia indietro su qualcosa che si annuncia, ma che poi risulti essere eccessivamente dispendiosa e non giustificata dal beneficio ridotto che ne conseguirebbe per i Cittadini, ma perché questo è frutto di quell’onestà di cui si parlava prima. Certo non posso comprendere o giustificare quando una marcia indietro (o una modifica sostanziale) viene fatta per “favorire” qualcuno o per non “sfavorire” qualcun altro; non posso comprendere o giustificare quando questo avviene per ricevere un tornaconto personale (soprattutto se di natura economica) o perché ci si è resi conto che non vi sia affatto la possibilità di averne alcuno.
Il “trattato” pregno di concetti sublimi ad evidenziare una cultura superiore (reale o frutto di scopiazzature più o meno totali) è motivo di plauso da parte del lettore, soprattutto di quello più disattento, ma diventa un’arma a doppio taglio quando non trova riscontro nella vita del suo enunciatore. E “quanti” enunciatori mostrano quotidianamente il loro “trottolare” da un’idea al suo esatto contrario anche nell’arco della stessa giornata! O “quanti” si spendono per mettere in evidenza la loro grande cultura umana e sociale nonostante ricevano continue critiche che evidenziano l’esatto contrario!
Esisterà un politico -mi chiedo- capace di parlare di meno, promettere di meno, “filosofare” di meno, ma in grado di risolvere qualche problema, di fare qualcosa per i disoccupati, per i disagiati, per una sanità malata più dei pazienti che deve curare, per una Scuola privata sempre più dei mezzi necessari a svolgere il ruolo che le compete, per le Imprese che vogliono produrre e non per le lobbyes che chiedono (e ottengono) solo privilegi? Esisterà qualche politico capace di mettere tutti i Cittadini nelle condizioni di sentirsi (e non voglio nemmeno dire di “essere”) uguali agli altri, con gli stessi diritti, oltre che con gli stessi doveri?
Proprio stamattina, ad esempio, mi hanno fermato per dirmi che la strada che li conduce alla loro casa è diventata impraticabile e che sono disperati perché nessuno interviene. Ecco, capisco tutto, ma queste cose no. Se anche si sia fatta una cosa buona, prima di vantarsene, occorre porre rimedio là dove di buono non è stato fatto nulla, anzi, non si è fatto nemmeno il dovuto.
E’ questo che voglio dire: le parole, pronunciate o scritte, non servono a nulla se restano solo “parole”…
“Parole, parole, parole…”
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > “Parole, parole, parole…”