Di questi tempi, con la disoccupazione che galoppa con numeri spaventosi, con attività commerciali che chiudono dalla sera alla mattina, artigiani che troppo spesso scelgono di compiere gesti estremi perché disperati per le continue vessazioni da parte del Fisco e/o della criminalità organizzata, dalle banche e/o da strozzini sempre più pronti a sostituirsi alle banche, l’arte di “arrangiarsi” è diventata un mestiere a tutti gli effetti.
Si inventa di tutto e si è disponibili a tutto -o a quasi tutto- pur di sopravvivere. L’unico problema è la consapevolezza di ritrovarsi nell’illegalità, nel girone che Dante Alighieri chiamerebbe degli “evasori fiscali” e che oggi più che mai sono nel mirino della Guardia di Finanza e dello Stato, sempre avido di denaro da sperperare e mal gestire. Stranamente (ma nemmeno più di tanto…) ci si ricorda dell’evasione fiscale e si intensificano i controlli sempre quando le risorse dello Stato diventano esigue, e invece che cominciare con la riduzione della spesa e il taglio delle tasse -misure che servirebbero da sprono a mettersi in regola-, si controllano a tutto spiano i “pesci piccoli”, quelli che riescono a stento a restare “a galla”, ma si lasciano sempre “in pace” i grandi evasori, quelli che dell’evasione ne hanno fatto una fiorente attività, e quelli che per assioma sono “impossibili evasori”.
Nell’arte di “arrangiarsi” si calano veramente tutti, non solo coloro che non trovano lavoro o che lo hanno perso. Basta osservare con attenzione -e anche con un pizzico di malizia- e tante realtà prendono corpo agli occhi di chi non vuole fingere di non vedere e/o di non capire.
Tutti gli strumenti che il Fisco inventa per arrivare a scoprire l’evasione fiscale servono a poco, però, se nel mirino ci finiscono sempre le stesse categorie. Bisognerebbe avere il coraggio di spostare l’attenzione su un target diverso e di colpire in modo drastico senza dare l’impressione che esistono “protezioni” verso alcune categorie di contribuenti. Sarebbe un forte deterrente contro l’evasione da parte di queste categorie e, nello stesso tempo, una boccata di fiducia nei confronti di chi si è sentito per anni perseguitato dal Fisco. E per quanto possa sembrare strano, diminuirebbe anche la disoccupazione, poiché quel lavoro sottratto a chi non aveva titolo per farlo, si dirotterebbe obbligatoriamente verso una maestranza oggi ridotta al minimo per mancanza di “domanda”.
L’arte di “arrangiarsi” non verrà mai meno, ovviamente, ma rimarrebbe ad appannaggio di chi realmente non ha alternative per vivere, e non di chi ne fa abuso per il solo “voler avere sempre di più”.
L’arte di “arrangiarsi”…
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > L’arte di “arrangiarsi”…