A prescindere che -a mio avviso- selezionare in Italia “dieci saggi” in grado di trovare una soluzione capace di accontentare tutti (lo preferisco, ma la mancata proposta di inserimento di una personalità vicina al M5S è piuttosto grave) e poter “tenere in piedi la baracca” fino a nuove elezioni sia di per sé un’impresa ardua e meno attuabile di qualsiasi altra soluzione, mi chiedo come possano balenare in testa certe idee a Napolitano. Non gli era bastato ancora il già deludente e imbarazzante Governo Tecnico che si vanta di “aver salvato l’Italia” mentre l’ha solo ridotta alla fame e le ha fatto perdere quel poco di credibilità internazionale che aveva (altro che Berlusconi con i suoi “vizietti”) con l’assurda conduzione della vicenda dei Marò in India? Doveva proprio regalarci quest’altra “perla” di saggezza?
Se solo avesse consentito lo scioglimento delle Camere nel 2011, oggi probabilmente avremmo superato in modo diverso la fase di imposizioni dell’Europa, avremmo fronteggiato diversamente la crisi e ci sarebbe stato un Governo più stabile (quantomeno un Governo “eletto”) e qualche nuovo “politicante” in meno (e alludo al Monti che doveva e voleva solo “servire il Paese”, non mettersi in politica).
Nemmeno dopo il risultato elettorale è balenato nella mente di Napolitano che il Paese sta chiedendo a gran voce un cambiamento molto più radicale di quello che promettono a bassa voce i partiti tradizionali. Eppure questa era l’occasione buona per provare a fare scelte coraggiose, sia da parte sua che da parte di una sinistra sempre più alla deriva che -invece di capitalizzare il forte vantaggio che aveva guadagnato nei mesi passati- è stata capace ancora una volta di sbagliare mossa dopo mossa, a partire dalle primarie fino alla scelta dei candidati per il Parlamento (che, seppure con metodo diverso, sono sempre stati “imposti” ai propri elettori, perdendone una quantità impressionante).
Molti continuano ad accusare il M5S di non avere appoggiato Bersani per la formazione del Governo, senza partire dal presupposto che quella coerenza che abbiamo sempre chiesto e mai ottenuto dai vecchi professionisti della politica, è essenziale se si vuole davvero azzerare un sistema rivelatosi fallimentare su tutti i fronti. Un debito pubblico superiore ai duemila miliardi di euro è il frutto del fallimento di una classe politica e dirigente che va cambiata e riformata prima che sia troppo tardi. E non sarà continuando a credere alle belle parole del Pdl o alla cecità del Pd che si potranno mutare le cose. Occorre fare scelte coraggiose e diverse partendo proprio dalla drastica riduzione dei costi della politica che scoraggi coloro che non hanno voglia di lavorare per il bene del Paese a candidarsi per questo compito. Questo punto che a molti appare come una goccia nell’oceano rispetto al mare di guai che ha l’Italia, è il punto cruciale, il fulcro sul quale poggiare la leva capace di far invertire la rotta di questa nave che affonderà inevitabilmente se lasciata ancora in balìa di gente che ha come primo (e forse unico) punto di interesse… “l’interesse” personale, delle banche, dei partiti e delle lobbyes che detengono la ricchezza del nostro Paese.
Saggezza = capacità di valutare in modo corretto, prudente ed equilibrato…
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