Suona come un preludio alla nascita di un nuovo “carrozzone”, una dichiarazione che ho letto riguardo alla modifica dello Statuto di molti Comuni italiani per procedere alla creazione di “Aziende speciali interamente pubbliche” per la gestione dell’acqua. Fermo restando che sono ampiamente d’accordo sul principio che l’acqua è un bene prezioso da difendere dagli interessi privati, che occorra eliminare gli sprechi e che si debba fare una politica di equità sulle tariffe da applicare (magari a consumo, in modo da stimolare il risparmio), questo non può farmi trovare in accordo con l’ipotesi di mettere in piedi un ulteriore “carrozzone” nel quale “sistemare” altri“trombati” della politica -o accentratori di incarichi al solo fine di ottenere visibilità e vantaggi economici- o amici degli amici a cui garantire “una fetta di una nuova torta”.
In un momento così delicato in cui occorrerebbe fare una seria spending review mirata all’eliminazione di tali strumenti che io chiamo -e che sono- semplicemente “carrozzoni”, non è pensabile, tantomeno auspicabile, la creazione di altre Aziende pubbliche (peraltro sufficientemente facili a farsi, ma poi praticamente indistruttibili, neppure se dichiaratamente inutili e dispendiose). Ritengo possa essere, invece, meglio razionalizzato il personale in forza all’Ente per riprendere in mano tanti servizi oggi affidati a terzi con un notevole aggravio di spesa per l’Ente e -quindi- per i Cittadini. Occorre rendersi conto che l’avere utilizzato i periodi delle “vacche grasse” come fanno le cicale e non come le formiche, ha solo prodotto danni oggi difficilmente risanabili, e che spingersi oltre il dovuto su un terreno minato e decisamente pericoloso quale l’ulteriore aggravio di spesa per l’Ente, significherebbe il suicidio. L’Ente soffre costantemente i tagli dello Stato centrale, ha difficoltà a stare nel patto di stabilità che l’Europa impone e ha sempre maggiori difficoltà ad incamerare i tributi di una Città ormai sofferente -per non dire morente- che vede il commercio e l’artigianato in ginocchio, e un tasso di disoccupazione sempre più crescente.
In queste condizioni, con la Corte dei Conti che soffia sul collo con il fiato -a quanto pare- decisamente pesante, la sola strada perseguibile è quella della razionalizzazione della spesa, dal personale, ai servizi affidati a terzi, dai fitti di locali, agli incarichi esterni e alle attività non necessarie. So bene che amministrare così vorrebbe dire “stop” a tanti “si” che vengono pronunciati troppo spesso senza le giuste e dovute riflessioni sulle conseguenze che questo comporta, e imboccare la strada dei “no” per tanti e tanti amici, tante associazioni, tanti fornitori -tutti potenziali elettori- ma è in questa direzione che bisognerebbe incamminarsi, non certo verso nuovi e inopportuni aggravi della spesa pubblica.
Non sono un politico e non ho mai amministrato un Comune, ma ho imparato che quando si chiede a qualcuno di effettuare una prestazione, di fornire del materiale o un servizio costante, bisogna avere la certezza di poter fare fronte alla spesa che tutto questo comporta, sia per correttezza di Bilancio, sia per non creare disagi (per dirla con un dolce eufemismo) a chi ha ottemperato a quanto richiestogli. E’ facile “fare” e poi non pagare. Il difficile sta nel sapere ponderare le scelte, misurarsi con le forze in dotazione e -dopo aver garantito i servizi essenziali e lasciato una riserva congrua per “ragionevoli” urgenze che dovessero verificarsi-, poi, eventualmente, mettere in atto ulteriori iniziative, da quelle culturali, a quelle infrastrutturali, necessarie, ma con priorità minore rispetto ad altre quali, ad esempio, i Servizi Sociali, la Scuola, la Salute pubblica.
Nascerà un altro “carrozzone”?
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > Nascerà un altro “carrozzone”?