“Via l’IMU da metà delle prime case!”, tuona l’uno, “Via l’IMU dalla prima casa!”, risponde l’altro, eccetera, eccetera, eccetera…
Io dico “via l’IMU”, a prescindere da quale casa, se la prima, la seconda o la decima, visto che per la sua costruzione di tasse ne sono state pagate a dismisura (almeno se i comuni non hanno fatto imbrogli per favorire gli “amici”). E se ciò non dovesse essere possibile (disonestamente), allora che almeno se ne cambino i criteri. Non si possono considerare alla stessa stregua chi possiede la prima casa più un appartamento lasciato dai genitori in eredità, ma magari con un solo stipendio da operaio in famiglia, con chi ha prima casa e seconda casa e con un solo stipendio, però da dirigente. Siamo sempre a quei famosi articoli della Costituzione, il 3 ed il 53, che ormai tutti dovremmo conoscere a memoria e che rendono “illegali” (perché incostituzionale vuol dire questo) molte imposte, anche se la Corte Costituzionale non è intervenuta (e anche di questo si dovrebbe discutere).
L’Italia può uscire dal suo debito semplicemente operando tagli necessari sui costi della politica (anche perché per essere così vergognosa non ha necessità di sovvenzioni, può esserlo anche gratuitamente) ed eliminando tutti i carrozzoni che nel tempo sono stati creati per continuare a sfruttare lo Stato anche a mandato scaduto e non riconfermato.
Lo scandalo vero del costo dell’azienda Italia è determinato solo ed esclusivamente da questo e non certamente dalla ricerca che perde fondi ogni anno, dalla cultura che si tiene sempre più a secco per evitare che si possa “crescere”, dalla scuola che ormai è ridotta ad uno straccio, dalla sanità che offre le migliori garanzie ad un costo esorbitante solo dentro Montecitorio a discapito di tutto il territorio nazionale che viene sempre più penalizzato.
Tenere in mano la “cassa” dello Stato non vuol dire sentirsi autorizzati a spendere e spandere per sé e per parenti ed amici, ma sentirsi responsabili della vita di ciascun cittadino -nessuno escluso- allo stesso modo, senza classificarli ed etichettarli in base all’appartenenza politica e sociale, o all’appartenenza a questa o quella lobby (o potentato di altro genere, legale o illegale che sia).
Fino a quando si continuerà ad assistere a difese “personali” o “territoriali” ad oltranza, da perfetti “campanilisti” di professione, e ci si presterà a mettersi al servizio di pochi in cambio di “pacchetti di voti”, non andremo da nessuna parte. La politica deve superare questo pericoloso ed improprio “modus operandi” e fare un salto di qualità per il bene del Paese, oltre che della politica stessa. Ne ha bisogno l’Italia, ne hanno bisogno gli italiani e ne hanno bisogno i nostri partner europei perché non si continui a pensare che in Italia esistono solo i politici, ma non il Popolo…
Via l’Imu di qua, via l’Imu di là.
Giancarlo Aspromonte > Riflessioni Spettinate > Via l’Imu di qua, via l’Imu di là.