Vigilia della Befana e annessa passeggiata, seppure per sola compagnia, per negozi e Centri Commerciali alla ricerca di un paio di giocattoli. A dire il vero, non essendo interessato all’acquisto, mi sono soffermato di più sulla gente, sui loro volti, sui loro comportamenti.
E nell’osservare la diversità di atteggiamenti tra giovani e meno giovani, una coppia con bambino, in particolare, ha attratto il mio sguardo e la mia attenzione. Lui sui quaranta, piuttosto “rozzo” nel modo di esprimersi e alquanto sgarbato, oltre che evidentemente seccato più per il tempo che stava “perdendo” che per il pianto continuo del bambino. Lei sui trenta, taciturna e con il viso molto triste, con un’espressione mista tra rassegnazione e delusione, con evidente soggezione -o forse paura- nei confronti del marito, se la prendeva con il bambino strattonandolo, ma senza proferire parola.
Li ho osservati a lungo, cercando di capire cosa non piacesse a lui e cosa, invece, desiderasse lei; il bambino era evidente che era stanco e stizzito per non aver avuto qualche giocattolo che aveva visto in precedenza.
La sensazione che mi ha dato lui è stata quella di un uomo che voleva a tutti i costi fare “il marito” e “il padre” perché anni prima aveva sposato lei e poi aveva partecipato al concepimento del piccolo; quella che mi ha dato lei è stata di una donna rassegnata all’avere sposato quell’uomo che sembrava non riconoscere più, ma che non aveva il coraggio di “disconoscere” perché da lui comunque dipendeva.
Lo so, probabilmente sembrerà una “analisi” arrogante fatta da una persona che “pensa” di capire cose che forse nemmeno uno psicologo potrebbe comprendere, ma è stato ciò che ho pensato mentre li osservavo, soprattutto mentre lo sguardo di lei “tradiva” emozioni particolarmente rabbiose -ma rassegnate- che lui nemmeno guardava, tanto era preso dal suo inveire contro quell’uscita che era stata “una grande perdita di tempo”.
No, quello che ho appena scritto non vuole assolutamente essere un’analisi psicologica, ma solo il racconto di cosa osservavo e di cosa “vedevo”, niente di più.
Di certo ho potuto notare come -nonostante la crisi economica in atto- il consumismo non si ferma, ma anzi continua ad “abusare” di ogni occasione per mostrare come riesce a farla da padrone nonostante tutto. D’altra parte, come si fa a non accontentare i bambini proprio nel giorno della Befana che aspettano per un anno intero?
Unico e grande dispiacere è stato il notare come i giocattoli e i giochi più richiesti (e più venduti) sono espressione di violenza, di guerra, di morte: fucili, pistole, mitragliatori, CARRI ARMATI e tanti altri, certamente poco educativi e chissà, magari neppure tanto “a norma”. In fondo, su scaffali abbastanza alti, i giochi educativi, quelli che alla fine divertono e insegnano qualcosa, ma che “non tirano” e, si sa… la parola d’ordine è sempre “VENDERE!”…
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mah penso che non esiste una linea guida per il matrimonio , la maggior parte si sposa perchè si ama e penso che nessuno prevede quello che potrà succedere un domani ,certo forse coltivando bene , si possono ottenere dei buoni risultati , però a volte il raccolto non viene bene cmq per vari motivi , il discorso cambia per i figli , loro non devono mai patire i nostri problemi , e , nelle occasioni che si aspettano un piccolo regalo non devono essere delusi , anche con un piccolo gesto tipo una calza piena di dolciumi . buona epifania
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forse dovrebbero spiegare alle giovani coppie che la passione dopo alcuni anni scompare. Se non entrano in gioco meccanismi compensativi il tutto implode ed esplode rapidamente. Beh… se siete ancora così fuori di testa da decidere di sposarvi sappiate che, purtroppo o per fortuna, funziona così
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di queste situazioni in giro ce ne sono infinite. Se le donne fossero più indipendenti economicamente si risolverebbero molto facilmente. Io metterei un periodo di prova di 5 anni obbligatorio prima del matrimonio oppure metterei per iscritto “da consumarsi preferibilmente entro…” così ognuno sa cosa lo aspetta. Ciao